La Frauenliteratur che generalmente definiva nell’ambito culturale tedesco la letteratura secondaria e di facile consumo scritta per le donne, non necessariamente dalle donne, assume una diversa e positiva connotazione grazie al neofemminismo degli anni Sessanta e Settanta che negli Stati Uniti recupera la produzione letteraria femminile occultata e svalutata nella dimensione dell'eccezionalità, dell'insignificanza e dell'epigonato (Ellen Moers, Literary Women, 1963, Elaine Showalter, A Literature of their Own, 1978; Sandra Gilbert e Susan Gubar, The Madwomen in the Attic. The Women Writer and the Nineteenth-Century Literary Imagination, 1979). In Germania l'aspetto rivendicativo della Frauenbewegung nell’ambito letterario si accompagna con una critica radicale alla cultura patriarcale nelle sue diverse forme di oppressione che in una dimensione definibile di disvelamento si sviluppa in due direzioni. Prima, lo studio delle figure femminili create dalla cultura maschile, centro simbolico dell'opera d'arte, rivelandone il valore normativo e vincolante nella costruzione di Weiblichkeitsbilder, immagini di femminilità, che hanno finito con il sostituire la realtà delle donne. Fondamentale a riguardo Die imaginierte Weiblichkeit. (1979) di Silvia Bovenschen che, analizzando la nascita dell'idea del femmminile (Weiblichkeit) all'origine della società borghese, rileva lo stridente contrasto tra abbondanza di figure femminili e assenza di scrittrici inserite nel canone letterario. Seconda direzione, l'intento di riempire questo vuoto ed illuminare le zone d'ombra della cultura occidentale, ricostruendo una vera e propria legittimitata tradizione al femminile con numerosi volumi collettanei dai titoli emblematici (per es. Die Frau als Heldin und Autorin, Der lange Weg zur Mündigkeit, Gestaltet und Gestaltend di Paulsen). Momento culminante di questa ricerca delle madri è costituito dalla Deutsche Literatur von Frauen (1988) in due volumi a cura di Gisela Brinker-Gabler che fin dal titolo vuole dichiarare la soggettività creativa delle donne e nella prefazione sottolinea l'ampliamento di orizzonte offerto dall'opera e il nuovo sguardo indispensabile per la ricostruzione dei rapporti tra uomini e donne nella prassi letteraria e nella realtà storica. Con la dimensione del disvelamento si è intrecciata quella che si può chiamare del posizionamento, della definizione di un metodo critico in cui sono confluiti teoria della écriture féminine di origine francese dalla forte matrice filosofica e psicoanalitica, marxismo critico, dialettica dell'Illuminismo di Horkheimer e Adorno, teoria della differenza, che ritiene la differenza sessuale creatrice di senso e di linguaggio, e si è legato via via ad altre discipline, dalla linguistica, alla comparatistica, alla semiotica, agli studi (post)coloniali presentando l'esperienza sessuata del mondo in un attraversamento trasversale dei saperi codificati, ridefinendoli.

La feministische Literaturwissenschaft, come viene definita negli atti di un convegno svoltosi ad Amburgo nel 1983, si distingue dalla Frauenforschung in quanto, analogamente ai Women’s studies, che si andavano consolidando nelle università statunitensi, non riguarda soltanto donne come soggetto e oggetto d'indagine, ma, in una prospettiva politica, oltre la denuncia dei rapporti di potere patriarcale, lavora nell’interesse della liberazione della soggettività e creatività femminile allo scopo di superare le condizioni politiche, culturali e psichiche che lo impediscono. Non intende semplicemente inserire la letteratura delle donne come capitolo aggiunto alle storie letterarie ma porre l'obiettivo di cambiare la separazione tra soggetto e oggetto di ricerca e rendere significativa la differenza di sesso, spezzando lo statuto del soggetto neutro ed universale (Stephan, Weigel, 1984). Grazie alle due studiose l'università di Amburgo diventa un punto di riferimento della feministische Literaturwissenschaft e pubblica fino al 1996 la Newsletter Frauen in der Literaturwissenschaft, foro di teorizzazione, informazione e scambio.

L'uso di unità di misura diverse ha consentito la valorizzazione di generi, ritenuti secondari, in cui si è espressa la soggettività femminile, quali la scrittura autobiografica (lettere, diari), la conversazione, le produzioni non nettamente classificabili nonché un ampio dibattito sulla revisione del concetto normativo di canone. Grenzverwischer per eccellenza, le donne sembrano utilizzare lo sguardo strabico (Stephan, Weigel 1983), dentro e fuori della storia e della cultura, che conferisce spesso autonomia di giudizio e dinamicità di scrittura, tracciando una poetica dello scarto, tra identificazione e distacco rispetto alle forme e ai generi codificati. Nella scrittura delle donne, narrativa o saggistica che sia, si è rilevata una tensione utopica verso la totalità, contrapposta ad una disincarnata razionalità, il tentativo di recuperare saperi, linguaggi e forme di conoscenza censurati dalla cultura ma che sembrano essere rimasti sommersi, in filigrana, quasi a neutralizzare il percorso di sopraffazione interna ed esterna e di cancellazione di corpi e individualità in cui per Horkheimer e Adorno consiste il processo di civilizzazione. Si è poi rivolta l'attenzione ai contesti culturali, a come la scrittura delle donne si sia, più o meno consapevolmente, confrontata con forme e modelli dominanti, utilizzando strategie diverse di attraversamento, imitazione, acquisizione, decostruzione, riproduzione, critica, gioco, mentre il soggetto femminile che indaga, refrattario ad ogni rigida identificazione una volta per sempre, si è andato modificando continuamente.

Dall'iniziale e indispensabile separatismo degli anni Ottanta e Novanta l'indagine si è ampliata, il paradigma maschile/femminile come polarità contrapposte si è aperto alla complessità della relazione. I rapporti tra i sessi sono diventati emblema ed allegoria della storia della cultura (Weigel 1990), è stata introdotta la categoria Gender-Studien (Braun, Stephan 2000) che senza escludere Frauenforschung e Feministische Literaturwissenschaft rimette in discussione i concetti di Weiblichkeit e Männlichkeit, ne rende più fluidi i confini ed include l'analisi maschile della costruzione culturale della propria identità e della sua rappresentazione nei testi letterari, insieme alla possibilità di intrecciare saperi e discipline.

Nell’ambito del femminismo italiano il rapporto tra cultura e politica si è sempre configurato nei termini né di una identificazione, né di una separazione, ma invece di un continuo intreccio (Marcuzzo, Rossi-Doria 1987), valorizzando la prassi della relazione fra donne dentro e fuori l'ambito strettamente accademico e rifiutando l'istituzionalizzazione che, come sembra dimostrare l'esperienza statunitense, rischia il pericolo della dorata ghettizzazione. Diotima è l'esempio più rappresentativo di teorizzazione e pratica della differenza sessuale in una comunità che raccoglie studiose di varie discipline e collocazioni professionali. Carattere multidisciplinare che dalle letterature si apre alle forme multimediali di espressione presenta la Società Italiana delle Letterate, fondata nel 1996, che riunisce studiose interessate alla valorizzazione della soggettività femminile, alla ridefinizione di contenuti e metodi del sapere ed alla loro trasmissione.

Per quanto riguarda la germanistica, dopo iniziali diffidenze da parte istituzionale, un folto gruppo di studiose in varie università italiane ha consolidato questo tipo di ricerca. Agli atti del convegno sulle scrittrici della ddr (Perugia, 1981) organizzato da Lia Secci a cui hanno preso parte Anna Chiarloni, autrice di studi fondamentali su Christa Wolf, Antonella Gargano, Vanda Perretta, Marialuisa Wechselbaumer ed al volume antologico Dal salotto al partito. Scrittrici tedesche tra rivoluzione borghese e diritto di voto (1848-1918) (1982) curato dalla stessa Lia Secci con la collaborazione di Antonella Gargano, Giuli Liebmann, Maria Teresa Morreale, Vanda Perretta, Luisa Righi, Stefania Rossi, è seguita un'ormai vasta ed accreditata produzione anche di altre germaniste, quali Ulrike Böhmel, Ursula Isselstein, che con un gruppo di studiose ha contribuito alla riscoperta e alla rilettura critica di Rahel Varnhagen, Rita Svandrlik, Marie Luise Wandruska e Uta Treder, una delle precorritrici della Frauenliteratur in Italia, che insieme a Lia Secci e Rita Calabrese ha collaborato alla Deutsche Literatur von Frauen.



Diotima, Frauenbewegung, Sguardo strabico, Weiblichkeit.



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