Il termine postumano descrive una condizione o una prospettiva che pongono radicalmente in discussione il concetto di umano e che si collocano nel futuro (come condizioni ipoteticamente realizzabili) o anche nel presente (come stato della soggettività attuale). Il concetto di postumano implica dunque una ridefinizione del concetto di umano che coinvolge diverse discipline e orientamenti teorici e ha implicazioni nella sfera sociale, culturale, politica, economica e materiale. Sebbene il concetto di postumano presenti molte diverse articolazioni, tema comune è l’assenza di demarcazioni nette e di differenze essenziali tra umani e macchine, e in generale tra meccanismo cibernetico e organismo biologico. Quest’ultima concezione è stata resa possibile, a partire dagli anni Quaranta, da discipline quali la teoria dell’informazione, la cibernetica e l’intelligenza artificiale (ia). Un primo passo nella costruzione culturale del postumano è stato compiuto nel 1949 da Claude Shannon e Warren Weaver con la pubblicazione di The Mathematical Theory of Communication, nel quale l’informazione è definita come entità matematica indipendente dal substrato materiale che la trasporta. La formalizzazione a-contestuale dell’informazione ha reso possibile lo sviluppo dell’intelligenza artificiale di tipo funzionalistico, orientata alla costruzione riduzionistica di modelli computazionali della mente umana. Per l’ia funzionalistica, una macchina intelligente deve essere in grado di simulare il comportamento umano: su una simulazione di tipo comportamentistico (focalizzata sulla corrispondenza parziale di esiti osservabili) si basa infatti il celebre test di Alan M. Turing (1950), che ha fondato l’ia come campo disicplinare. Se la mente è soltanto informazione (configurazione di bit), deve essere possibile trasportarla indifferentemente da un supporto materiale all’altro. Di qui il sogno di trasferire la mente umana in un computer (già Norbert Wiener, uno dei fondatori della cibernetica, prevedeva nel 1950 la possibilità teorica di trasmettere un essere umano per telegrafo). Questo sogno (la più completa descrizione del quale è forse data da Hans Moravec in Mind Children, 1988) caratterizza le correnti di pensiero tecno-ottimistiche che si autodefiniscono postumane o transumane, che prevedono la trasformazione dell’umanità in trans- e post-umanità tramite lo sviluppo di biotecnologie e nano-tecnologie e considerano la specie umana come il primo gradino di una nuova era evoluzionistica post-darwiniana guidata dalla specie umana stessa. Il termine transhuman (forma abbreviata per transitional human) fu coniato nel 1966 dal futurologo Fereidoun M. Esfandiary, che più tardi cambiò il proprio nome in FM-2030, nel suo libro del 1989, Are You a Transhuman? Nel mondo sono attivi vari gruppi di orientamento transumanista, tra cui l’Extropy Institute, fondato nel 1992 da Max More (il termine extropia si oppone a entropia) e la World Transhumanist Association (wta), fondata nel 1997 da Nick Bostrom e David Pearce. In contrasto con le linee di pensiero tecno-ottimistiche, il concetto di postumano è stato impiegato da un ampio spettro di teorie come luogo di un ripensamento radicale del soggetto liberale della tradizione umanistica occidentale. La fondamentale intuizione dell’umano come costrutto storico la cui era sta per finire è già del Foucault di Les mots et les choses (1966). Nel 1977 Ihab Hassan descriverà il postumanesimo cogliendone sia il carattere di ambiguo neologismo sia il grande potenziale culturale. La concezione umanistica del soggetto è stata sottoposta a critica dalla teoria femminista, dal pensiero post-coloniale e da teorici quali Gilles Deleuze e Felix Guattari, che, con la loro concezione del corpo senza organi, hanno inteso illustrare il potenziale liberatorio di una soggettività dispersa tra diverse macchine desideranti. Fondamentale per il discorso sul postumano è anche il lavoro di Donna Haraway. È possibile individuare una significativa sovrapposizione concettuale tra postumano e cyborg (che pure non sono sinonimi). Secondo Sarah Kember (2003), cyborg e postumano descrivono una simile ontologia (ibridazione di organico e inorganico) ed epistemologia (trasgressione del confine natura/cultura e di altri binarismi razionalistici), ma non necessariamente condividono un’etica, una politica, una storia. Kember collega più strettamente la figurazione del cyborg all’ia sviluppatasi durante la guerra fredda, e il post-umano, di contro, all’Artificial Life, disciplina nata negli anni Ottanta. Il concetto di corpo postumano influisce anche sulle teorie e le politiche riproduttive, invitando a riconsiderare le implicazioni della riconfigurazione e riproduzione del corpo nelle griglie di potere della scienza istituzionale e del capitalismo industriale, come ha sostenuto Susan Squier. Secondo Judith Halberstam e Ira Livingston (1995), inoltre, il postumano non implica necessariamente una obsolescenza dell’umano: partecipa piuttosto della redistribuzione di differenze e identità – e il corpo postumano è il sismografo e l’epicentro di cambiamenti epistemici pervasivi. Il post-umano interessa perciò il cambiamento dei parametri più importanti nella teoria critica sviluppata nei decenni scorsi. Fondamentale per il discorso sul postumano rimane in ogni caso lo studio di Katherine Hayles, How We Became Posthuman (1999). Per Hayles le concezioni cibernetiche e tecno-ottimistiche non escono dalla dualità corpo-mente della tradizione razionalistica occidentale – la ripropongono, anzi, come trascendenza tecnologica. Hayles suggerisce una differente visione del postumano e osserva come il postumano non indichi la fine dell’umano, bensì la fine del soggetto umanistico liberale. Hayles ricostruisce la storia della separazione tra materia e informazione muovendo dalla cibernetica classica (centrata sul concetto di omeostasi) e procedendo verso una seconda ondata della cibernetica centrata sui sistemi autopoietici (secondo le teorie di Humberto R. Maturana e Francisco J. Varela) e poi verso la virtualità contemporanea, in cui la coscienza è vista come proprietà emergente di sistemi complessi e i programmi per computer sono sviluppati per poter evolvere autonomamente (artificial life). Hayles difende la corporeità dell’umano, sostiene che proprio la complessità dell’embodiment rende diversa la coscienza umana dall’intelligenza trasferibile nelle macchine e propone un ripensamento dell’articolazione dell’umano con le macchine intelligenti che tenga conto della corporeità. In Italia, il ripensamento del rapporto tra umano e postumano, in relazione sia alla crisi dell’antropocentrismo sia ai nuovi legami con le tecnologie, è stato portato avanti da importanti studiosi quali Mario Costa, Giuseppe O. Longo, Roberto Marchesini, Mario Perniola, Roberto Terrosi e, con particolare riferimento rispettivamente alle teorie del cyborg e al corpo post-organico nell’arte, da Antonio Caronia e Teresa Macrì. Nel suo recente lavoro In metamorfosi, infine, Rosi Braidotti ha proposto un fondamentale collegamento tra l’orizzonte postumano e le soggettività nomadiche, sottolineando in tale prospettiva la necessità di un’etica postumanista della sostenibilità. Agency, Algoritmi genetici, Artificial life, Autopoiesi, Cibernetica, Clonazione, Complessità, Embodiment, Extropia, Intelligenza artificiale, Nanotecnologie, Reti neurali, Riduzionismo, Simulazione, Teoria del caos, Transumano. http://jbatkins.home.mindspring.com/www.posthuman.com http://vos.ucsb.edu/browse.asp?id=2710 http://www.aleph.se/Trans/Global/Posthumanity http://www.isd.atr.co.jp/~ray/tierra/index.html Braidotti, R., 2002, Metamorphoses. Towards a Matherialistic Theory of Becoming, Cambridge, Polity Press; trad. it. 2003, In metamorfosi. Verso una teoria materialistica del divenire, Milano, Feltrinelli. Caronia, A., 1985, Il cyborg. Saggio sull’uomo artificiale, Roma-Napoli, Theoria. Costa, M., 1998, Il sublime tecnologico. Piccolo trattato di estetica della tecnologia, Roma, Castelvecchi. Deleuze, G., Guattari, F., 1980, Mille plateaux. Capitalisme et schizophrénie, Paris, Minuit; trad. it. 1987, Mille piani. Capitalismo e schizofrenia, Roma, Istituto Enciclopedia Italiana. 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