Tra i romanzi di Vincenzo Consolo Lo Spasimo di Palermo denunzia, fin dal mottoepigrafe, tutta la difficoltà della parola, quasi tribuendo al duro mestiere dello scrittore significato prometeico: «Corifera: rivela tutto, grida il tuo racconto […]. Prometeo: Il racconto è dolore, ma anche il silenzio è dolore». Questa soglia al testo, tratta dal primo stasimo corale del Prometeo incatenato di Eschilo, non è casuale: Lo Spasimo di Palermo è infatti il difficile racconto di una modernità ferina, una cupa gradatio ascendente che culmina nella strage palermitana di Via D’Amelio e nell’uccisione di Borsellino. Nel dire ciò che per eccellenza è nefas, la scrittura consoliana sembra esser minacciata dagli estremi dell’urlo e del silenzio, viene a confutare il mito quintilianeo della firma facilitas, produce un ricco sfolgorio di immagini che rinviano al motivo della caduta e dell’afasia.