Elogio della mobilizzazione
L’utopia in altro modo (o elogio della mobilizzazione)
Ai miei studenti di Filosofia della Storia e del Master sulle “Utopie”, dell’anno accademico 2010/2011
L’anno in cui si aprì la Puerta del Sol.
Soyons réalistes, demandons l’impossible.
Protetto dalla prepotenza concessami dal fatto che mi fosse stata assegnata la stesura di un’introduzione generale all’“Era del postmodernismo” per una voluminosa enciclopedia su L’eredità filosofica e scientifica del XX secolo, oltre sei anni fa avevo scritto che la prima caratteristica capitale del paradigma postmoderno era costituita dal: “Culto verso un elastico presente assoluto, ma inclinato antihegelianamente in modo parossistico e addirittura parodico, adeguando diversi passati non intrecciabili tra loro [...] e senza alcun futuro anticipabile.” E concludevo: “La conseguenza immediata di ciò è la sfiducia nei confronti di ogni forma di pensiero utopistico e di ogni pretesa rivoluzionaria, considerata addirittura come “totalitaria” da parte di quegli ingrati “figli” di Marx.