Danilo Mariscalco
La critica radicale tra previsione concreta e regolazione capitalistica.
L’analisi delle “espressioni” culturali delle riconfigurazioni del modo di produzione capitalistico, autorizzata da ogni “scienza della cultura” educata sulle elaborazioni di Antonio Gramsci e Walter Benjamin, ovvero sulle pratiche teoriche che hanno abolito, all’interno della “critica delle ideologie” marxista, le schematizzazioni meccanicistiche dell’inflazionato “rapporto” intercorrente tra produzione materiale e produzione culturale – il cui determinismo, seppur mediato dalla parziale correzione del principio dell’ultima istanzaengelsiano, è forse suggerito dalla stessa metafora architettonica proposta da Marx – si avvale di ulteriori attestati di fecondità nel “caso”, in questa occasione argomentativa parzialmente esposto, dell’affermazione del regime di accumulazione post-fordista. In esso, secondo l’ipotesi del “capitalismo cognitivo”, la principale forza produttiva sarebbe esercitata dalle pratiche culturali e relazionali, dalla «conoscenza inquadrata e sussunta alle leggi dell’accumulazione del capitale»e dagli elementi anche critici degli immaginari sociali “convogliati” nei binari del processo di innovazione dei linguaggi delle merci, siano esse materiali o immateriali.