Movescapes. Geografie del movimento fra spazio e rappresentazione
TESTI



Chiara Giubilaro
 
Movescapes. Geografie del movimento fra spazio e rappresentazione

Nell’aprile del 1990 il campus dell’Università dell’Illinois fu luogo di un evento che avrebbe segnato in profondità i profili di ricerca di quanti vi presero parte e l’agenda culturale del decennio successivo. “Cultural Studies now and in the Future” era il titolo del convegno nonché il terreno sul quale furono chiamati a misurarsi studiosi di diversa formazione e provenienza. Fra questi c’era anche James Clifford, antropologo statunitense il cui lavoro di ricerca si situa, secondo la sua stessa definizione, “al confine tra un’antropologia in crisi e un emergente approccio transnazionale dei cultural studies”. La relazione tenuta da Clifford in quell’occasione conteneva il desiderio di un ribaltamento che fosse abbastanza potente da produrre un cambio di prospettiva in ambito antropologico e culturale. Si trattava di reintrodurre viaggi e spostamenti fra le linee di studio, di forzare i limiti del campoe delle altre strategie localizzanti in cui la rappresentazione delle culture era rimasta fino ad allora confinata. Nativi excentrici, musicisti hawaiani in giro per il mondo, surrealisti di passaggio a Parigi, alberghi e motel, frontiere e diaspore venivano così a ricomporre un quadro nel quale le culture sfuggono ai luoghi, in un certo senso li eccedono, riportando alla luce alcune delle storie connesse all’esperienza dell’abitare-nel-viaggio che la pratica antropologica aveva rimosso. 

versione integrale in pdf