A metà strada tra performance e installazione, tra parodia e videomaking, Maisie Maud Broadhead riproduce ambientazioni tratte da dipinti e fotografie della tradizione artistico-culturale occidentale.
La riproduzione di un setting che rende fisicamente ciò che era stato precedentemente rappresentato in un'immagine artistica esiste già da secoli e prende il nome di tableau vivant: ma il lavoro dell'artista londinese non consiste unicamente nell'esposizione del prodotto definitivo, bensì anche nello stesso farsi procedurale dell'installazione. Uno degli ultimi lavori di Broadhead consiste ad esempio nella trasformazione di una giovane modella nella Lady Elizabeth Eastlake di un'antica fotografia scattata da Hill & Adamson. L'installazione è stata realizzata per una mostra che avrà luogo presso la National Gallery of Art di Londra nei prossimi mesi.
Per creare un time-lapse video che catturasse la trasformazione del 2012 nel 1844, l'artista ha lavorato insieme al regista Jack Cole. In questo video vediamo inizialmente una stanza spoglia, in cui è ancora visibile la muratura delle pareti, nei tre minuti successivi si mostra la modella prendere un caffè, mangiare una banana e chiacchierare mentre viene truccata e vestita con costumi d'epoca, il tutto mentre nella stanza fervono i lavori, tanto che lentamente il contesto che circonda la cornice assume le fattezze che una stanza poteva avere nel diciannovesimo secolo.
Una riproduzione fedele che l'artista riesce ad ottenere prestando una maniacale attenzione verso i materiali dell'epoca che vuole riprodurre, dai broccati ai velluti, dal legno dei pavimenti ai monili, dalle brocche ai merletti. Il risultato è un video che mostra il riavvolgimento temporale di una semplice stanza: un à rebours visuale che prende le mosse dalla necessità di dimostrare il fatto che le virtualità del passato sono ancora insite nell'oggi, che nella fase declinante del postmodernismo l'antico è diventato forse il più moderno oggetto di indagine e rivalutazione tematica. Il lavoro di Broadhead è un luogo temporale privilegiato, a partire dal quale è possibile comprendere l'intersecarsi delle tecniche di riproduzione artistica. Attraverso questi lavori i diversi regimi scopici della tradizione visuale occidentale, dal cavalletto al tableau vivant, dalla prospettiva al time-lapse, vengono combinati per dare vita a una nuova forma di comprensione delle singole peculiarità di ognuno.
L'artista si concentra quindi sul mash-up di tecniche antiche e mondo digitale, come accade anche in Hall of Fake, dove l'antica tecnica della doratura a foglia d'oro, tipica delle icone bizantine, diviene la base per delle rappresentazioni digitali dei più grandi falsari del ventesimo secolo.
L'accostamento di forme mediali appartenenti a diverse latitudini temporali è la cifra artistica di Broadhead, nel suo lavoro sulla realizzazione tridimensionale di una fotografia d'epoca l'immagine definitiva della modella, per quanto sorprendente, non è il fine ultimo del processo creativo, bensì è il pre-testo, il modo scelto dall'artista per mostrarci passo dopo passo, in maniera quasi documentaristica, il farsi di un prodotto culturale che è, barthesianamente, nuovo oggetto artistico e intellettuale. Tutti i media sono "mixed media", come vuole WJT Mitchell, e Broadhead sembra aver compreso appieno questo messaggio.