Partendo da una rilettura semiotica della categoria di trauma e della figura della testimonianza, questo libro prova a interrogare i concetti di documento e di archivio come metafora dei processi della memoria culturale a cominciare dal genere che, per eccellenza, si è incaricato di rappresentare il ‘reale’, il cinema documentario. È un libro che prova a confrontare la teoria con esempi concreti di documentari che ricostruiscono, al limite tra finzione intesa come creazione e ‘realtà’, la memoria e la postmemoria della shoah, del conflitto israelo-palestinese, del genocidio cambogiano e della dittatura cilena. E viceversa: un libro che muove dagli esempi per verificare il modo in cui i testi riformulano la teoria, aiutando a ripensarla, e a ripensare così la verità o l’autenticità, la trama e la tenuta dell’archivio di alcuni dei maggiori traumi della nostra contemporaneità.
Cristina Demaria è Professore Associato di Semiotica presso il Dipartimento di Filosofia e Comunicazione dell’Università di Bologna. Tra le sue pubblicazioni, oltre a numerosi saggi in volumi collettanei e in riviste scientifiche sui linguaggi dei media e della comunicazione politica, sulle teorie e le rappresentazioni di genere, sulla memoria, la testimonianza e i traumi culturali, si possono ricordare: Teorie di genere. Femminismo, critica post-coloniale e semiotica (Milano, Bompiani, 2003); Semiotica e memoria. Analisi del post-conflitto (Roma, Carocci, 2006); The Genres of Post-conflict Cultures (con M. Daly, Nottingham, CCCP, 2009).
Bononia University Press, Bologna, 2012, 280 pp.