La Fondazione Fratelli Alinari per la Storia della Fotografia, in collaborazione con la Galleria Baudoin Lebon di Parigi, presenta al Palazzo delle Arti di Napoli giovedì 27 giugno alle ore 19.00 l’opera fotografica unica e provocatoria di Joel-Peter Witkin (New York, 1939).
L’artista sarà presente per la prima volta nella città partenopea e terrà il giorno dell’opening alle ore 17.00 anche una open lecture per il pubblico.
In mostra una selezione dei lavori di Witkin, noto per le sue immagini enigmatiche in cui la gloria del corpo umano si confonde con la miseria e la ricerca spirituale con l’inquietudine religiosa. Nel suo lavoro Witkin applica la metodologia compositiva tipica del pittore, rivisitando i temi della mitologia occidentale, i capolavori della tradizione artistica europea e la rappresentazione canonica del corpo umano. Le sue opere sono dense di citazioni formali in cui mescola insieme i grandi nomi della storia della fotografia, come Muybridge, Rejlander e HollandDay, con la scultura greca e romana, l’arte barocca, neoclassica e moderna. Il lavoro di Witkin è dominato dal tema della rappresentazione della nudità, i suoi legami con l’erotismo, la sofferenza e il piacere, ma anche con il deterioramento e la morte.
Il percorso espositivo offre l’occasione di apprezzare l’aspetto creativo e interpretativo di Witkin, nella cui sperimentazione fotografica ogni opera è il risultato di una lunga e complessa elaborazione formale che riguarda sia i soggetti ritratti che il processo di stampa. Le fotografie sono frutto di una serie di passaggi manuali in cui Witkin sperimenta le tecniche più diverse: dal graffio allo strappo dei negativi, dall’utilizzo di filtri a varie tipologie di ostacoli posti tra il supporto e l'ingranditore. Le sue composizioni sono ampiamente studiate e create con la massima cura per i dettagli. Le scene sono ricche di rimandi, più o meno espliciti, ai grandi maestri dell’arte (da Velasquez a Manet). Witkin affronta le stesse problematiche plastiche e gli stessi ambiti iconografici di questi capolavori, ritraendo e celebrando in atmosfere sublimi i corpi di soggetti ritenuti storicamente non rappresentabili come nani e storpi, androgini ed ermafroditi.