Haute et basse définition. Images, sons, scènes, médias
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La cultura visuale contemporanea sembra essere caratterizzatada una doppia tendenza, da un lato c'è la produzione di immagini digitali e schermi dalla risoluzione sempre maggiore, dall'altra assistiamo alla circolazione di immagini costituite da quantità di pixel sempre inferiori, sempre più "pixelate" e dunque povere d'informazione visiva.
Come spiegare questa doppia tendenza? Questa polarità? Come mai la corsa inarrestabile verso l'alta definizione non ha fatto ancora messo fuori scena la bassa definizione, che continua ad essere presente sulla scena mediatica, "accettata" dal mondo digitale dell'immagine condivisa? Sono appena trascorsi cinquant'anni da quando il mediologo statunitense Marshasll McLuhan, nel suo Understanding Media (1964), ha fondato sulla distinzione tra alta e bassa definizione la sua distinzione tra media "caldi" e media "freddi". Oggi, di fronte a dei media che continuano a trasformarsi senza però cessare di essere delle "estensioni dell'uomo", quali di questi possono essere riferiti alla distinzione di McLuhan?
Come interpretare le "temperature variabili", i fenomeni di riscaldamento e di raffreddamento che caratterizzano i media contemporanei? E quali sono i valori che vengono veicolati dalle immagini ad alta e a bassa definizione? In che modo
questa distinzione si configura nella dimensione cinematografica, oltre che in quella fotografica, musicale, performativa ed artistica?

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